28. agosto 2025

Lo storico economico: «Gli accordi con l’UE non ci portano nulla, ma noi perdiamo molto»

Tobias Straumann, professore di storia dell’economia all’Università di Zurigo, ha esaminato attentamente gli accordi quadro con l’UE. La conclusione: «A livello economico non ci portano praticamente nulla, a livello politico perdiamo ulteriore sovranità», riferisce all’«NZZ».

Economicamente, nel lungo periodo gli accordi costerebbero cari, perché la nostra politica economica peggiorerebbe. Inoltre, la Svizzera perderebbe la sua flessibilità: «Perché dovremmo recepire le migliaia di disposizioni dell’UE negli accordi sul mercato interno. Ci sono Paesi che non se ne interessano e in qualche modo riescono a destreggiarsi. Ma la Svizzera non è tra questi». Inoltre, la Svizzera avrebbe perso sovranità già con i Bilaterali I.

«Del tutto fuori luogo»

Esaminando gli accordi in dettaglio si nota subito che potrebbero suscitare un’enorme resistenza in molti gruppi di interesse. Straumann ritiene pertanto che il disegno non troverà mai l’approvazione della popolazione. Per lui l’amministrazione – e il Consiglio federale – sono disorientati. «Una crescente fetta della popolazione si lamenta dell’immigrazione elevata. Adesso, con gli accordi con l’UE, il Consiglio federale vuole potenziare la libera circolazione. Il che è del tutto fuori luogo», ritiene Straumann.

Altro che «su misura»!

Cosa succede se la Svizzera respinge gli accordi? Per Straumann sarebbe solo la conferma che lo slancio degli anni Novanta è svanito. L’UE avrebbe perso lustro. Solo il Consiglio federale sembra continuare a subire il fascino di Bruxelles. Per Straumann una cosa è chiara: «L’UE aspira a un mercato interno quanto più possibile omogeneo; è questo il suo obiettivo per l’Europa. E ciò significa che vuole integrare sempre di più la Svizzera». Non si può parlare di «accordi su misura».

Straumann analizza anche lo studio commissionato dalla Confederazione. In breve, per la Svizzera, gli effetti negativi della politica economica dell’UE sarebbero di gran lunga peggiori di un abbandono dei Bilaterali, «se l’UE vuole continuare a regolare qualsiasi cosa, frenando l’attività di investimento», spiega Straumann.

Il culto della libera circolazione delle persone?

Il rinomato storico economico dubita anche che la libera circolazione delle persone rappresenti un vantaggio sostanziale: «Con i contingenti, la crescita produttiva negli anni Ottanta non era peggiore del periodo successivo con la libera circolazione». L’immigrazione creerebbe una nuova domanda di personale nelle scuole e negli ospedali. La crescita occupazionale si verificherebbe soprattutto nello Stato. «Nell’industria, invece, il numero degli occupati è stagnante».

Procedere da soli non ha rappresentato uno svantaggio neanche nella guerra dei dazi con gli Stati Uniti: «Grazie alla Brexit, la Gran Bretagna ha ottenuto un accordo migliore dell’UE», sottolinea Straumann. E aggiunge: «Chi pensa che con gli accordi avremmo relazioni stabili negli anni a venire, si illude. L’UE è un progetto in continuo mutamento con cui anche molti membri dell’UE hanno difficoltà».