Tre esempi di come gli accordi quadro con l’UE sabotano la democrazia diretta
In qualità di avvocata specializzata in diritto commerciale, membro del consiglio di amministrazione di aziende e sindaca di Kilchberg (PLR), Phyllis Scholl è abituata a delineare il futuro.
Nell’«NZZ» illustra come gli accordi quadro con l’UE paralizzerebbero, nella pratica, la democrazia in Svizzera.
1. Livello decisionale più alto rispetto all’elettorato
Il pacchetto di trattati prevede l’integrazione istituzionale della Svizzera nell’UE, come spiega Scholl. Con la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) si creerebbe «un livello decisionale più alto rispetto all’elettorato» – simile a una giurisdizione costituzionale. Questo contraddirebbe la concezione svizzera dello Stato e della democrazia.
2. Mostro della burocrazia in vista!
Come è noto, l’Iniziativa per imprese responsabili (IIR) è stata bocciata dalla maggioranza dei Cantoni. Nell’UE, invece, le tematiche dell’IIR sono state attuate tramite la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Direttiva sulla catena di fornitura (Corporate Sustainability Due Diligence Directive, CSDDD). Queste linee guida sono ampiamente percepite come un «mostro della burocrazia».
L’UE classifica questi atti giuridici come «particolarmente rilevanti» per il mercato interno. Prima o poi, quindi, la Svizzera dovrebbe adottarli, sostiene Scholl.
3. Stop alle riserve di energia
Un altro esempio: la Svizzera ha deciso di creare riserve di energia elettrica a livello nazionale per i mesi invernali. «La Commissione europea ritiene che ciò costituisca una violazione del mercato interno dell’UE», scrive Scholl.
Cosa succederebbe se la Svizzera volesse attenersi a queste misure?
Se il comitato misto non riuscisse a raggiungere un accordo, la Commissione europea potrebbe sottoporre unilateralmente il caso al tribunale arbitrale. Quest’ultimo dovrebbe appellarsi alla CGUE e sarebbe vincolato dalla sua giurisprudenza. Se la Svizzera non rigasse dritto, dovrebbe aspettarsi delle misure di compensazione da parte dell’UE. Probabilmente l’UE sarebbe fantasiosa in questo senso, come sappiamo dalla sua politica incentrata sulle provocazioni.
Il Consiglio federale agisce in modo meno creativo. Invece di rincorrere Bruxelles, potrebbe anche insistere sul rispetto degli accordi bilaterali I e II. Scholl riassume il tutto in poche parole: «L’«erosione del percorso bilaterale» non è naturale, ma è stata deliberatamente provocata a livello politico dalla Commissione europea.»