A parte qualche fanatico dell’UE, quasi nessun politico è entusiasta della soluzione pacchetto del Consiglio federale con l’UE. Solo Simon Michel, Consigliere nazionale del PLR di Soletta, è fuori dal coro. Risalta ancora di più in quanto CEO di Ypsomed, l’azienda medtech quotata in borsa fondata dal padre. Tra i parlamentari, è nella stessa posizione economica di Magdalena Martullo-Blocher. Michel assume la presidenza dell’organizzazione di lobby Progresuisse. L'organizzazione ha creato l’agenzia di PR Furrerhugi – richiamando autonomiesuisse – per legare istituzionalmente la Svizzera all’UE.
«Prima di entrare nell’azienda di famiglia, Michel si occupava di marketing presso l’operatore di telefonia mobile Orange. Quest’uomo è un venditore che ogni tanto testa un’idea sul mercato», scrive il «TagesAnzeiger» in merito all’autoproclamato «Mr. Bilaterale». Si capisce che Michel è un venditore soprattutto nel suo modo di parlare. Definisce, abbellendola, la soluzione pacchetto come «Bilaterali III» e il «proseguimento del bilateralismo» – sminuendo le conseguenze.
All’insegna del motto «Non so di cosa parlo, per questo alzo la voce», attacca chi la pensa diversamente. «Un professore emerito che argomenta senza qualifiche con #bullshit, dovrebbe concentrarsi sul suo pensionamento e non mettere a repentaglio il futuro del nostro Paese», scrive su LinkedIn a proposito del Prof. Dr. Dr. h.c. Carl Baudenbacher, ex presidente della Corte di giustizia dell’AELS. In un altro contributo, inveisce contro i «vecchi uomini bianchi, guidati da un uomo bianco ancora più vecchio di Herrliberg», che, a quanto pare, demonizzano l’UE ... «senza nemmeno accennare a un piano B. È giunto per voi il momento di godervi la pensione e lasciare il futuro del nostro Paese alla prossima generazione, perché non è il vostro futuro, ma il nostro!»
Per autonomiesuisse si tratta di affermazioni, ma non di argomenti. Quanto dev’essere disperato un politico se sa solo insultare i suoi avversari? E il «giovanotto» 47enne Michel non riesce proprio a inventarsi qualcosa di diverso da un grossolano «age shaming»? Inoltre, ignora deliberatamente il fatto che gli esponenti di spicco del mondo economico che sostengono la posizione opposta sono più giovani di lui. Sorge un sospetto: Michel non si preoccupa tanto del suo Paese quanto dei suoi affari. Il settore medtech ha avvertito subito gli effetti della burocrazia di Bruxelles. Ypsomed, infatti, ha dovuto far ricertificare i suoi prodotti per poter continuare a venderli nell’UE.
Ironia della sorte: da quando il Consiglio federale ha affondato l’accordo quadro del 2021, l’andamento delle azioni di Ypsomed ha registrato sviluppi positivi.