«Se ti accorgi di cavalcare un cavallo morto, scendi», dicevano un tempo gli indiani Dakota. Ma il nostro Consiglio federale ignora questa perla di saggezza. La sua «soluzione pacchetto» con l’UE è un «aborto bilaterale», dice la calzante definizione di Arthur Rutishauser, caporedattore della «SonntagsZeitung». Ma anziché scendere, il Consiglio federale preferisce spendere somme ingenti per cavalcare il cavallo morto.
Tra la popolazione, quasi nessuno capisce perché la Svizzera debba recepire automaticamente le direttive del mostruoso apparato burocratico dell’UE. «Dovremmo prima votare su questo. Ma dire No è proibito, altrimenti arrivano multe e sanzioni», scrive Rutishauser e prosegue dicendo che per questo la consigliera Doris Leuthard, vicina alle istanze della popolazione, ha avuto l’idea di addolcire la pillola dell’amaro pacchetto con un accordo sull’energia elettrica.
Trattati che valgono carta straccia
«Poi è arrivata la pandemia e i tedeschi hanno negato alla Svizzera una consegna di mascherine, in barba ai trattati di libero scambio.» Lì è risultato chiaro a tutti quanto valgano i trattati in caso di emergenza: carta straccia. Ad aggravare il tutto ci si è messa l’UE, che all’improvviso voleva impedire agli svizzeri l’accesso alle riserve idriche nazionali, con la motivazione che «in caso di emergenza potrebbero distorcere la concorrenza».
Un boomerang chiamato «europeizzazione»
In breve tempo gli svizzeri si sono resi conto che anche l’«europeizzazione» delle ferrovie potrebbe rivelarsi un boomerang, facendo ripercuotere pari pari i ritardi in Svizzera, soprattutto quelli dalla Germania. Per questo da parte svizzera si cerca di fare fronte al problema con disposizioni severe sulla puntualità, afferma Rutishauser.
L’importante è «salvare la faccia»?
Cosa farà il Consiglio federale il 20 dicembre? Salirà in pompa magna sul suo cavallo morto, nonostante tutto, e annuncerà il «successo» della firma dei trattati con l’UE? Se sì, l’«aborto bilaterale» arriverà in Parlamento e poi sarà sottoposto al voto popolare. Così il Consiglio federale potrà salvarsi la faccia, anche se segretamente spera come tutti gli altri che i trattati vengano respinti.