Studio internazionale: sovranità e accesso al mercato anziché subordinazione all’UE
La cessione della propria sovranità all’UE comporterebbe solo benessere per la Svizzera? Per la politica europea svizzera si direbbe che il mantra «Benessere in cambio di sovranità» sia una legge naturale. I sostenitori svizzeri della politica europea ribadiscono all’unisono con le istituzioni di Bruxelles che la Svizzera non può permettersi la sovranità politica. Un nuovo studio del Kiel Institute for the World Economy (IfW), dell’Istituto per la politica economica svizzera (IWP) dell’Università di Lucerna e dell’Istituto austriaco di ricerca economica (WIFO) mette in discussione questa logica apparente, smascherandola come pregiudizio. Le cittadine e i cittadini svizzeri potrebbero infatti aprirsi ai mercati senza rinunciare alle proprie regole. La parola magica è «accesso al mercato, anziché integrazione nel mercato», scrive uno degli autori dello studio, il Prof. Dr. Christoph A. Schaltegger, direttore dell’IWP, in un suo articolo sulla politica europea svizzera. Basterebbe modernizzare l’accordo di libero scambio del 1972, un’opzione ripetutamente invocata anche da autonomiesuisse.
Quanto alle cifre, lo studio «Handelsbeziehungen zwischen der Schweiz und der EU: Quantitative Bewertung unterschiedlicher Szenarien der zukünftigen Zusammenarbeit» («Relazioni commerciali tra Svizzera e UE: analisi quantitativa di diversi scenari della collaborazione futura») giunge alla seguente conclusione: una modernizzazione dell’accordo di libero scambio del 1972 secondo il modello dell’accordo CETA tra Canada e UE comporterebbe per la Svizzera un aumento del valore aggiunto pari all’1,5% e un aumento dei redditi reali pari al 2,4%. Per contro, il valore aggiunto e i redditi reali si ridurrebbero in uguale misura in caso di disintegrazione totale. Se la Svizzera si integrasse nell’UE, in teoria si otterrebbero i massimi vantaggi commerciali, ma a scapito di una perdita di sovranità non quantificabile, e in ultima istanza gli svantaggi economici prevarrebbero nel lungo termine. Lo studio mostra chiaramente che un accordo di libero scambio sarebbe un’alternativa semplice allo stallo dell’accordo quadro o alla soluzione pacchetto, poiché genera benessere senza che la Svizzera debba cedere la propria autodeterminazione all’UE. L’accordo CETA tra Canada e UE fornirebbe addirittura già una «falsariga» utile, argomenta Schaltegger nel suo articolo.