Micheline Calmy-Rey: «La Svizzera non avrebbe più margine di manovra»
Intervistata dalla NZZ, l’ex consigliera federale Micheline Calmy-Rey confronta l’accordo sulla Brexit con l’accordo quadro. «In virtù degli accordi bilaterali, la Svizzera è più strettamente legata all’UE rispetto al Regno Unito con l’accordo di libero scambio», afferma, criticando il fatto che l’accordo quadro prevede il coinvolgimento della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) per la risoluzione delle controversie. Il suo ruolo svaluterebbe quello del tribunale arbitrale: «L’accordo sulla Brexit dimostra che un meccanismo di arbitrato può essere diverso da quello auspicato dall’UE». Inoltre, Calmy-Rey critica il fatto che l’accordo di libero scambio del 1972 sarebbe subordinato all’accordo quadro. La politica del PS è però molto dura anche con il Consiglio federale e afferma che «a questo proposito potremmo prendere esempio da Boris Johnson». I tre punti nell’agenda del Consiglio federale (protezione dei salari, direttiva sulla libera circolazione, aiuti di stato) non sono sufficienti. La questione della sovranità resta comunque un problema. E non è «giustificabile» neanche la clausola ghigliottina, sottolinea Calmy-Rey: «L’UE avrebbe in mano un forte strumento di pressione e alla fine la Svizzera non avrebbe più margine di manovra». Analogamente all’ex ministra degli esteri, autonomiesuisse chiede che, come ultima linea difensiva di fronte all’UE, l’accordo di libero scambio non venga integrato nell’accordo quadro. Da evitare anche un’estensione della clausola ghigliottina. E ciò che è possibile per la Gran Bretagna in quanto a meccanismo di arbitrato, dovrebbe esserlo anche per la Svizzera.