«Gli accordi bilaterali III ci permettono di impostare gli stretti rapporti con il nostro più importante partner economico su una base stabile nel lungo termine», scrive l’associazione mantello dell’economia economiesuisse sul suo sito web. Invece, già l’adozione dinamica del diritto comunitario potrebbe da sola tagliare le gambe alle aziende svizzere. Lo dimostra un’analisi di Beat Kappeler, autore ed ex capo economista dell’Unione sindacale svizzera. Ha trascorso quattro giorni a scervellarsi sui più recenti regolamenti UE – tempo che probabilmente manca alle associazioni e al Parlamento. Altrimenti non darebbero per scontato che la Svizzera possa semplicemente adottare la legislazione comunitaria ed esportare merci nell’UE senza problemi. «La realtà non sarebbe uno sgravio, bensì un peso», ha detto Kappeler: «Le aziende svizzere dovrebbero adottare tutte le regole dell’UE per tutte le loro attività, non solo per le esportazioni». Quando le associazioni economiche e gli esportatori si lamentano delle nuove certificazioni e di altri ostacoli nell’UE, dovrebbero leggere l’intera accozzaglia di regole che l’UE impone alle sue aziende, afferma Kappeler. Sostiene che la gamma di misure di Bruxelles spazi da «un’economia a inquinamento zero» (COM2021 400) alle multe comminate se i clienti ritengono di essere stati danneggiati dall’intelligenza artificiale. Le aziende sarebbero tenute a dimostrare la loro innocenza (COM/2021/206 final, 2021/0106(COD). «Oltre a una burocrazia di controllo pubblica, le aziende sarebbero costrette a dotarsi di burocrazie interne in parallelo», conclude Kappeler. L’UE si accerterebbe rigorosamente che nessun Paese possa vincere la competizione normativa con leggi più snelle. Indirettamente, l’adozione dinamica del diritto comunitario mira quindi a distruggere il modello di successo svizzero. «Le aziende svizzere e il popolo svizzero hanno il diritto di esigere che le associazioni e il Parlamento siano in grado di distinguere tra le norme sull’esportazione e le enormi agevolazioni nazionali per le aziende – e che leggano i testi delle direttive dell’UE». La minaccia rappresentata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), a cui il Consiglio federale vuole dare l’ultima parola, diventa evidente solo se si analizzano le innumerevoli norme giuridiche condensate.