L’accordo quadro 2.0 con l’UE deve essere approvato dalla maggioranza del popolo e dei cantoni? Una perizia commissionata dal Consiglio federale all’Ufficio federale di giustizia smentisce con fermezza questa tesi. Questo risultato ha sorpreso un’ampia cerchia politica, tanto che persino il Consiglio federale si sta preoccupando. Nonostante la perizia, ora si riserva di votare a maggioranza dei cantoni.
Del resto, l’accordo di libero scambio del 1972 e il trattato SEE del 1992 erano già stati sottoposti al popolo e ai cantoni. E l’accordo quadro che il Governo vuole ora concludere legherebbe ancora di più la Svizzera all’UE. Il 15 gennaio 2020, l’Ufficio federale di giustizia continuava a sostenere tesi diametralmente opposte a quelle odierne, come ha commentato su LinkedIn il Prof. Dr. Dr. Carl Baudenbacher, ex presidente della Corte di giustizia dell’AELS in Lussemburgo. Per lui, la «perizia di cortesia» è un esempio agghiacciante di «diluizione della metodologia giuridica». Ritiene, infatti, che si sia «mentito» sul contenuto dell’accordo quadro e che le conseguenze vengano minimizzate. Le radici della maggioranza dei cantoni risiedono nel fatto che un tempo si sono uniti alla Confederazione dei cantoni autonomi. La maggioranza dei cantoni è quindi più antica della maggioranza dei voti.
Cosa mai avrà indotto l’Ufficio federale di giustizia a interpretare la Costituzione in modo così stravagante? L’«NZZ» non esclude che «con il capodipartimento favorevole all'UE al comando, ci sia stato anche un incoraggiamento implicito a pensare in questo senso». C’è da sospettare, però, che i sostenitori dell’accordo quadro non credano che questo trattato abbia molte possibilità di successo in una campagna referendaria e stiano usando ogni cavillo legale per agevolarne l’approvazione.
Se l’Ufficio federale di giustizia sta già distorcendo i fatti in questo modo, c’è da chiedersi da quali altre fake news dovremo difenderci.