La Segretaria di Stato Livia Leu ha risposto alle domande di Bruxelles sulla posizione della Svizzera. La lettera fa «emergere un mix di orgoglio e depressione», scrive il caporedattore della «Nebelspalter» Markus Somm nella sua rubrica «Somms Memo». Giustamente la Segretaria di Stato evidenzia che è l’UE a rivestire il ruolo di richiedente. Bruxelles richiede una sorta di sovrastruttura per entrambi gli accordi bilaterali «che le consenta di portare avanti unilateralmente tutte le leggi e le regole relative al mercato interno, senza lasciarci voce in capitolo». Con un eufemismo viene definita un’«adozione dinamica dei diritti». In altre parole si potrebbe parlare di una «colonizzazione» della Svizzera da parte dell’UE. Accanto al rifiuto di numerose richieste, secondo Somm la Leu fa tuttavia una concessione «enorme come il Cervino». La Segretaria di Stato parla di un «cambio di paradigma» auspicato dall’UE e pare disposta a tollerarlo. Le basta che la Svizzera benefici di alcune eccezioni, ad esempio per la protezione dei salari, per la Direttiva sulla libera circolazione dei cittadini UE e, in un momento successivo, per nuovi accordi sull’elettricità o la sicurezza alimentare. Ma il vulnus sta nell’idea di base, quella dell’adozione dinamica dei diritti. Essa annienta infatti la nostra democrazia diretta, che conferisce all’elettorato svizzero una quantità di diritti difficilmente riscontrabile in altri Paesi del mondo. «Perché noi cittadini dovremmo approvare un accordo che ci esautora nel lungo termine?», si domanda Somm. E aggiunge: «Tutte le leggi che Bruxelles reputa importanti per il presente e il futuro del mercato interno vengono scritte a Bruxelles». Secondo il giornalista i sostenitori dell’UE partono dal presupposto che la Svizzera possa comunque esercitare la propria influenza. «Ma per il singolo cittadino questa strada non è mai percorribile», fa notare Somm. A infondergli un certo ottimismo, tuttavia, è il fatto che Livia Leu richieda così tante eccezioni alle regole che molto probabilmente l’UE tirerà indietro la mano che le ha teso: «Questo è il bello dell’UE. È ottusa e prevedibile».