23. novembre 2022

Negoziati con l’UE: la Svizzera non deve ripetere gli stessi errori

Dopo il fallimento dell’accordo quadro con l’UE, si sta ora discutendo di una «soluzione pacchetto». Diversi media parlano di «segnali positivi» da parte di Bruxelles perché l’UE ha fatto allusione a determinate concessioni in merito alla protezione dei salari e alla direttiva sulla libera circolazione dei cittadini UE. La nuova formulazione non deve però illudere: il pacchetto non risolve i punti più controversi dell’accordo quadro. Infatti, l’UE insiste tra l’altro su una risoluzione delle controversie presso la Corte di giustizia dell’Unione europea. Per autonomiesuisse, un’adozione dinamica del diritto comunitario può essere presa in considerazione soltanto se con le votazioni popolari la Svizzera continuerà a disporre di un equo opting-out e se le controversie saranno risolte da un tribunale arbitrale indipendente. Anche l’accordo di libero scambio valido dal 1972 non deve rientrare nel «nuovo quadro».

Guardando ai nuovi negoziati con l’UE, ad avere priorità non è una ricomposizione rapida, ma la garanzia che non venga messo in pericolo il modello di successo di una Svizzera aperta al mondo, innovativa e libera. Come se l’insistenza dell’UE non fosse abbastanza, le politiche e i politici di Bruxelles portano fattivamente avanti anche una diplomazia parallela e alcune associazioni economiche esercitano pressioni non ponderate nella speranza di «quick wins». Tutto questo indebolisce notevolmente la posizione della delegazione negoziale svizzera. Prima di ulteriori trattative, l’UE deve innanzitutto creare una base di fiducia mediante l’eliminazione di tutte le «misure vessatorie» (esclusione da Horizon Europe, rinnovo degli MRA, ecc.) che ha adottato unilateralmente. Con i miliardi di coesione, la Svizzera ha ampiamente dimostrato la propria buona volontà. Per impedire che la Svizzera ripeta gli errori dei negoziati passati, autonomiesuisse ha pubblicato un comunicato stampa.