Eppure, l’UE non si sta muovendo. Non è disposta a discostarsi dalle regole «istituzionali» dell’accordo quadro negoziato con la Svizzera. Questo è quanto ha chiaramente affermato l’europarlamentare austriaco incaricato Lukas Mandl, membro del Partito Popolare Europeo, a «SRF»: Se la Svizzera desidera un pacchetto di accordi diversi al posto dell’accordo quadro, alla fine si dovranno applicare le stesse regole istituzionali in ogni accordo. E in assenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) non si potrà fare nulla. Il suo riconoscimento rimane un prerequisito per tutto il resto, il che sarebbe giustificato «dalla storia»: «Tutto ciò deve essere in linea con il riconoscimento della Corte di giustizia dell’Unione europea, che rende possibile il mercato interno», dichiara Mandl. A parte questo, l’UE intende far decadere il mandato negoziale dopo cinque anni se la Svizzera non fa un passo avanti. autonomiesuisse si chiede: Se parlano così i rappresentanti dell’UE, che la «SRF» ritiene siano «solidali» nei confronti della Svizzera, quali saranno le richieste di chi ha meno tatto? L’ex giudice della Corte di giustizia dell’AELS in Lussemburgo, il Prof. Dr. iur. et Dr. rer. pol. h. c. Carl Baudenbacher, commenta così su LinkedIn: «Che un politico dell’UE sia solidale con la Svizzera o addirittura amico della Svizzera non dipende da qualche dichiarazione, ma dai fatti. Se poi si sostiene in termini corposi che la subordinazione di uno Stato non membro dell’UE alla giurisdizione della CGUE è giustificata dalla storia, allora bisognerebbe innanzitutto affrontare la storia dei trattati iniqui, la cui caratteristica principale è appunto di essere tribunali extraterritoriali. Nel caso della Cina, non è finita bene.» Inghilterra e Francia hanno di fatto trasformato la Cina in una sorta di colonia per incrementare i loro bilanci commerciali. Questa mortificazione continua ad avere effetti ancora oggi.