16. ottobre 2025

Schneider-Ammann: concordare solo se si vuole costringere la Svizzera a entrare nell’UE

Se la Svizzera firma gli accordi quadro con l’UE, nella migliore delle ipotesi eviterà di essere vessata dalla stessa, ma il prezzo da pagare sarà alto. È questo il senso della conclusione di un articolo pubblicato sull’«NZZ» dall’ex Consigliere federale del PLR Johann Schneider-Amman.

Schneider-Ammann scrive non solo in qualità di esperto di politica, ma anche di imprenditore internazionale. Ha presieduto a lungo l’Associazione svizzera dell’industria meccanica, elettrica e metallurgica Swissmem, è stato vicepresidente dell’associazione mantello dell’economia economiesuisse e si è impegnato nell’Associazione degli imprenditori svizzeri in Germania (VSUD).

«L’Europa vuole un cuore pulsante e sano al suo centro. Oggi più che mai», scrive Schneider-Ammann. Tuttavia, il risultato del presente accordo non rappresenta «una continuazione del percorso bilaterale consolidato». «Con i Bilaterali III otterremmo troppo poco in cambio di concessioni di così ampio respiro all’UE, in termini di DNA della Svizzera e la sua costituzione democratica.» I trattati «stabiliscono l’obbligo di adottare il diritto dell’Unione in continua evoluzione negli accordi di accesso al mercato».

«Campo di addestramento per l’adesione all’UE»

Quanto potrebbe avere ancora voce in capitolo la Svizzera nella definizione delle norme giuridiche?

È vero che la Svizzera può esprimere la propria opinione nell’ambito del «decision-shaping». «È però dubbio che la sua voce, in quanto Paese terzo tra i 27 Stati membri dell’UE, venga ascoltata, figuriamoci presa in considerazione. Dal decision-making è esclusa», spiega Schneider-Ammann. I Bilaterali III porterebbero a un «mini SEE». In questo modo la Svizzera entrerebbe nel «Campo di addestramento per l’adesione all’UE». L’ex Consigliere federale sintetizza: «Si potrebbe solo concordare se l’intenzione fosse proprio di costringere lo Stato federale a entrare nella struttura superiore, ovvero nell’UE».

Più regolamentazione, meno libertà

È fuorviante fingere che l’adozione del diritto comunitario riguardi esclusivamente leggi che non hanno ripercussioni sulle persone e sulle imprese nazionali: «Il nuovo trattato, insieme alle infinite norme e disposizioni a livello di regolamenti dell’UE, interferirebbe in modo fondamentale e vincolante negli affari interni della Svizzera (…)».

Essendo un imprenditore, ricorda che esistono sempre una prospettiva a breve termine e una a lungo termine. Finora la Svizzera prospera perché ha pensato a lungo termine. Schneider-Ammann: «Bisogna assolutamente preservare questa mentalità svizzera così autentica e positiva – non vorrei vedere questo sistema unico minacciato dall’europeizzazione della nostra mentalità basata sul partenariato sociale».

Il modello di successo svizzero si basa sul federalismo, sulla democrazia diretta, sulla regolamentazione moderata, su imposte contenute, su un mercato del lavoro flessibile, su un’istruzione eccellente e su uno stato sociale efficiente. «Con i Bilaterali III ora sul tavolo, la Svizzera prenderebbe una direzione opposta: (…) Molto più regolamentazione, molta meno libertà imprenditoriale.

Rivolge un appello al suo partito, il PLR: Come può il PLR essere a favore di un ordine economico liberale e allo stesso tempo sostenere accordi «che porteranno all’esatto contrario»?