30. novembre 2021

Rudolf Strahm sostiene un accordo globale di libero scambio invece di un accordo quadro

Mentre l’UE sa cosa vuole dalla Svizzera, quest’ultima agisce ancora senza un piano per quanto concerne la politica estera. Il consigliere federale Ignazio Cassis è andato a Bruxelles a mani vuote ed è altrettanto tornato a mani vuote. Rudolf Strahm, l’ex sorvegliante dei prezzi ed ex consigliere nazionale, propone ora un duplice approccio al Consiglio federale nei giornali Tages Anzeiger e Bund. Da un lato, la Svizzera dovrebbe elaborare proposte di cooperazione con l’UE. Dall’altro, dovrebbe approfondire le relazioni con gli Stati terzi. Per quanto riguarda il rapporto con l’UE, Strahm lancia un «appello agli economisti politici e ai funzionari delle associazioni di tutti i settori: studiate e valutate l’accordo CETA e ulteriori alternative!». Oltre alle questioni commerciali, l’accordo CETA tra l’UE e il Canada comprende anche i servizi, gli investimenti e la tutela ambientale; così come un vero tribunale arbitrale paritetico senza una Corte di giustizia europea. Inoltre, esclude la libera circolazione delle persone e contiene un meccanismo di riconoscimento dinamico e reciproco delle norme. Un tale accordo, come scrive Strahm, potrebbe «completare» gli accordi bilaterali e settoriali vigenti. Oltre a ciò, raccomanda cooperazioni settoriali con l’UE, come gli accordi di compensazione dell’energia elettrica con i Paesi limitrofi e un aggancio al programma di ricerca Horizon. Nota bene: Già un anno fa, autonomiesuisse aveva indicato il CETA quale alternativa moderna a un accordo quadro nel suo documento programmatico.