20. novembre 2025

Perché gli ambienti rosso-verdi non sono maggiormente critici?

Per Paul Richli, professore emerito di diritto pubblico ed ex rettore dell’Università di Lucerna, è chiaro che gli accordi quadro con l’UE «sono orientati a lungo termine e cambiano radicalmente il nostro rapporto con l’UE», come afferma sulla «NZZ».

Cos’è che lo infastidisce degli accordi?

1. Nell’ambito di applicazione degli accordi, la competenza legislativa del Parlamento viene declassata a un diritto di veto.

2. Nel caso in cui la Svizzera ponga un veto, c’è il rischio di misure di compensazione.

3. Se un’associazione teme che i suoi membri possano essere interessati da misure compensative, farà di tutto affinché la Svizzera non ponga alcun veto.

4. Quindi, la Svizzera potrebbe far passare tutti gli atti normativi dell’UE.

L’esperto di diritto Richli conosce molto bene l’UE. Per 12 anni ha diretto il CEDR (European Council for Rural Law) con sede a Parigi. Dal cosiddetto diritto di partecipare al processo decisionale nel «decision shaping» degli atti giuridici dell’UE si aspetta ben poco.

Non riesce a imporsi neanche l’Austria

«La Svizzera non partecipa alle decisioni, può solo presentare il suo punto di vista», rimarca Richli: «Sono in contatto con colleghi di diritto agrario nei Paesi dell’UE e nella Commissione europea, che mi dicono come funziona nella pratica. L’Austria, ad esempio, non è quasi mai riuscita a imporre nulla contro il volere di Germania o Francia». 

Presto sarà a rischio la qualità degli alimenti?

Richli è sorpreso «che gli ambienti rosso-verdi non siano maggiormente critici perché, soprattutto in ambito di sicurezza alimentare, lanciano sempre nuovi interventi o iniziative popolari per l’applicazione di norme più severe. Ma in futuro non sarà più possibile avere norme più rigide dell’UE». Fondamentalmente, «l’UE non può venire troppo incontro alla Svizzera, perché altrimenti anche alcuni Stati membri vorrebbero delle deroghe».

Una visione ingenua

Infine, Richli ritiene ingenua anche l’idea di poter adottare gli accordi quadro in prova. Se dopo qualche anno la Svizzera dicesse di no, salterebbero tutti i trattati, perché anche i trattati già esistenti sono collegati ai nuovi accordi. «Questo porterebbe a una situazione di assenza di accordi, che non sarebbe nell’interesse della Svizzera», conclude Richli.